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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI  

Data inserimento: 21/12/2004
III DOMENICA DI AVVENTO A


Vangelo (Mt 11, 2-11)
Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”.
Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!
E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te.
In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Oggi ritroviamo nel Vangelo i personaggi di domenica scorsa: Gesù, e in lontananza il Battista, il suo precursore. In lontananza, perché è rinchiuso nella fortezza-prigione di Macheronte. Che cosa è successo? Oggi si direbbe: ha parlato male di Garibaldi. Ha rimproverato in pubblico il re Erode Antipa, per la sua vita privata non proprio esemplare. Ma nel Vangelo si aggiunge una nuova categoria di persone, piuttosto inquiete, in ricerca, che fanno la spola tra Gesù e Giovanni: sono quelli chiamati discepoli di Giovanni. Erano andati ad ascoltarlo e per imparare, quando predicava e battezzava sul fiume Giordano, e ora che èin carcere tornano a trovano. Giovanni è il maestro che si sono scelti. Ma Giovanni non li tiene più legati a sé, ora li manda a Gesù. Li manda a domandargli espressamente: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?». Il Battista sa bene chi è Gesù, però non risponde direttamente: vuole che i suoi discepoli arrivino a capirlo da soli. E anche Gesù non risponde direttamente, ma fornisce loro tutti i dati necessari, perché riescano a risolvere il loro problema da soli. Quali dati? Di fatto Gesù sta compiendo azioni che i profeti attribuivano al futuro Messia: i malati guariscono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la salvezza. Tocca ai discepoli di Giovanni fare il ragionamento, e tirare le conclusioni. Lo fanno, e subito tornano a riferire al Battista. Sono rimasti persuasi, e passeranno a Gesù.Questo è bello in loro: sono gente inquieta, che cerca Dio e la verità, che vuole capire per vivere con senso. E il Vangelo sembra suggerire che anche noi dobbiamo assumere questo atteggiamento, caratteristico del cuore umano: la sete di sapere, il bisogno di scoprire qualcuno che spieghi e ci orienti. È tipico della vita cristiana. Diceva un romanziere francese, Julien Green, con arguzia: «Il cristiano, finché è inquieto, può stare tranquillo».Possiamo essere tranquilli se viviamo l'atteggiamento d'inquietudine e ricerca. E credo che lo stiamo vivendo. Stamattina siamo venuti qui in chiesa: in cerca di Gesù. In qualche modo siamo eredi di quegli antichi discepoli del Battista, ricercatori della verità e di Dio. Non siamo gli unici. In tutto il mondo c'è gente che cerca, vuole capire, trovare un senso, per agire in modo più consapevole e costruttivo. Si vive una volta sola, e se non si combina qualcosa di valido, si diventa del tutto inutili, bighelloni senza meta tra la folla senza volto. Si vive invano.
Di fatto però non tutti cercano, soprattutto non si cerca Dio.



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Giovanni Paolo II

"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù


Parole di Gesù Divina Misericordia a
Santa Faustina Kowalska
Il giorno appresso, dopo mezzogiorno, quando sono entrata nella sala, ho visto una persona che stava agonizzando ed ho saputo che l'agonia era cominciata di notte. Dopo aver verificato ho saputo che era proprio quando mi era stato chiesto di pregare. Ad un tratto sentii nell'anima una voce: “Recita la coroncina che ti ho insegnato”. Corsi a prendere il rosario, m'inginocchiai vicino all'agonizzante e cominciai con tutto il fervore dello spirito a recitare la coroncina. Improvvisamente l'agonizzante aprì gli occhi, guardò verso di me e non riuscii a terminare tutta la coroncina che essa era già morta in una misteriosa serenità.
 


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