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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI  

Data inserimento: 09/04/2005
RESTA CON NOI, SIGNORE (III DOMENICA DI PASQUA A)


Vangelo (Lc 24, 13-35)

In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.
Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”.
Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto”. Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.
Ed essi si dissero l'un l'altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.
E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.



L'episodio evangelico così suggestivo che Luca ci ha raccontato è ambientato nel pomeriggio del giorno di Pasqua. Due discepoli, delusi, stanno facendo ritorno da Gerusalemme al loro villaggio natale. Gesú si affianca ad essi; parla loro di sé e della sua vicenda, attraverso le Scritture. Avrà certamente spiegato loro il significato profetico dell'agnello pasquale dell'Antico Testamento, del servo di jahvè e di altre figure della sua passione contenute nei salmi. Qualcosa risponde dentro i due discepoli a tali parole; è la fede che si desta a poco a poco. Il loro cuore, infatti, si infiamma e dentro di loro si riaccende la speranza. Ma ancora Lui non lo riconoscono; vedono che «le cose stanno cosí come avevano detto le donne», ma Lui non lo vedono. Poi, a tavola, lo riconoscono; meglio, Gesú si dà loro a conoscere mediante il gesto familiare cui aveva legato per sempre il suo ricordo: allo spezzare del pane.
Cosa dice a noi, discepoli di Gesú di oggi, questo episodio? E' chiaro infatti che l'evangelista ha voluto esprimere con esso qualcosa che va al di là dei due discepoli e interessa tutta la Chiesa; diversamente, non avrebbe insistito tanto su di esso. Quello che vuol dirci è anzitutto che Gesú è vivo, che è risorto, che è presente nel mondo. Soprattutto questo: che è presente nel nostro mondo. Egli è tornato al Padre, siede alla destra del Padre, vive intercedendo per noi presso il Padre. E' tornato dunque, al Padre, ma senza lasciare la terra: «Sarò con voi fino alla fine del mondo». Il Gesú che cammina conversando con due poveri uomini sulla stradina di terra battuta che porta da Gerusalemme a Emmaus è l'espressione plastica del Gesú che cammina a fianco dell'umanità intera per le vie del mondo, anche se l'umanità è distratta, non ci pensa, parla d'altro e non lo riconosce.
«Perché lo cercate tra i morti?», dissero gli angeli alle donne andate al sepolcro; cercatelo tra i vivi. Gesú si trova tra i vivi. Al momento dell'ascensione, lo stesso ammonimento: Uomini di Galilea, perchè state con lo sguardo in su, incantati a guardare il cielo? Quel Gesú che avete visto salire al cielo, tornerà. E noi possiamo aggiungere - alla luce di tutto il Nuovo Testamento -: è ancora tra noi; non è mai andato via del tutto. Pochi anni dopo (circa cinque), apparendo a Saulo, Gesú dirà: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?», confermando, cosí, che egli è veramente rimasto quaggiú, misteriosamente esposto ancora alla persecuzione degli uomini.
Gesú è dunque veramente tra noi. Ma questo è ancora inutile e vano, finché noi non ci accorgiamo della sua presenza, finché noi siamo assenti da lui. «Tu eri con me - diceva Agostino, parlando del tempo prima della sua conversione - ma io non ero con te» (Confessioni, X, 27). Era questa la situazione di quei due discepoli: «I loro occhi erano impediti nel riconoscerlo». Ed è questa la situazione di tanta umanità di oggi. E sappiamo anche che cos'è che «trattiene gli occhi» degli uomini dal riconoscerlo.
Ma l'episodio evangelico non ci dice solo questo. Sarebbe un'amara constatazione dover concludere che Gesú è nel mondo, ma il mondo non lo riconosce, esattamente come avvenne la prima volta (Gv. 1, 10). L'episodio ci dice anche e soprattutto come e quando Gesú si dà a conoscere oggi, come e quando, cioè, si attua l'incontro su questa terra con il Cristo risorto.
Anzitutto, attraverso la parola di Dio, le Scritture. Fu nell'ascoltare Gesú che spiegava le Scritture che il cuore dei due discepoli cominciò a sciogliersi e ad accoglierlo, perché la parola di Dio contiene Lui, è carica della sua forza e della sua vita. Ricercare dunque Gesú attraverso la sua parola, che è il Vangelo.
Ma questa è ancora la preparazione. L'incontro vero. l'aprirsi degli occhi dei discepoli, il capire, è riservato a un altro momento piú intimo: quello della comunione, in cui ci si siede a tavola con Gesú e lui non dà piú solo la sua parola, ma tutto se stesso nascosto in un pezzo di pane. Ci sono persone care che riconosciamo da lontano e dopo tanto tempo, da un solo gesto con cui ci sono rimaste impresse. Gesú si riconosce « allo spezzare- del pane ». Allora il sacramento illumina la parola e si fa unità e luce; si è fatta l'esperienza di Gesú e della sua presenza, anche se non sempre folgorante. Per i discepoli di Emmaus, questo andò congiunto con un fiotto di gioia che fece loro esclamare: «Come ci ardeva il cuore quando ci parlava per via!».
Se Gesú si dà a conoscere attraverso la proclamazione della parola e attraverso lo spezzare del pane, allora noi comprendiamo come non dobbiamo piú guardare lontano, indietro, a ciò che successe quel giorno ai due discepoli di Emmaus. Noi siamo quei due discepoli! La Messa ci fa rivivere integralmente la loro esperienza.
Viene però subito da chiederci: perché allora quando noi ci riuniamo per l'assemblea domenicale i nostri occhi non si aprono per riconoscere Gesú e il nostro cuore non arde mentre ascoltiamo le Scritture? Perché torniamo a casa col cuore pesante come quando siamo venuti? La risposta è, in parte almeno, questa: noi non riconosciamo il Signore allo spezzare del pane perché noi, a nostra volta, non spezziamo il nostro pane con i fratelli. Osserviamo meglio l'esperienza di quei due discepoli: c'è un dettaglio che finora ci è sfuggito. Essi non avevano ancora riconosciuto che colui che camminava con loro era Gesú, eppure lo invitarono a dividere il loro pane, lo ospitarono nella loro casupola, preoccupati per quel forestiero che si trovava in strada, mentre stava calando la sera e il giorno volgeva al declino. Fu questo gesto di ospitalità che dispose il loro cuore a riconoscerlo. Dovremmo, dunque, anche noi nella vita sforzarci di spezzare il pane, cioè condividere la gioia, dare la nostra attenzione e il nostro perdono. Se poi ci capita di incontrare un fratello che è veramente nel bisogno e che ha fame, dobbiamo condividere con lui anche il pane materiale.
Allora forse il Signore si compiacerà delle nostre assemblee. Un autore vissuto nel secondo secolo dopo Cristo, san Giustino, cosí descrive un'assemblea dei cristiani: «Alla fine della riunione, tutti quelli che hanno in abbondanza, e lo vogliono, danno a loro piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto è deposto presso colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che, per malattia o per altra ragione, sono nel bisogno, quindi anche coloro che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola, si prende cura di tutti i bisognosi».
Dobbiamo riacquistare, magari in forme diverse, questa attenzione verso i bisogni dei poveri. Gesú ha scelto di restare con noi fino alla fine del mondo e di farsi riconoscere da noi in questi tre «luoghi»: nella sua parola, nello spezzare il pane e nei fratelli.



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