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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI  

Data inserimento: 05/01/2009
EPIFANIA 2009


Dagli interventi di Benedetto XVI a COLONIA

(Carissimi giovani)

Oggi tocca a me raccogliere questa straordinaria eredità spirituale che Papa Giovanni Paolo II ci ha lasciato. Lui vi ha amati, voi l’avete capito e lo avete ricambiato con lo slancio della vostra età. Ora tutti insieme abbiamo il compito di metterne in pratica gli insegnamenti. Con questo impegno siamo qui a Colonia, pellegrini sulle orme dei Magi. Secondo la tradizione, i loro nomi in lingua greca erano Melchiorre, Gaspare e Baldassarre. Nel suo Vangelo, Matteo riporta la domanda che ardeva nel cuore dei Magi: "Dov’è il Re dei Giudei che è nato?" (Mt 2,2). La ricerca di Lui era il motivo per cui avevano affrontato il lungo viaggio fino a Gerusalemme. Per questo avevano sopportato fatiche e privazioni senza cedere allo scoraggiamento e alla tentazione di ritornare sui loro passi. Ora che erano vicini alla meta, non avevano da porre altra domanda che questa. Anche noi siamo venuti a Colonia perché sentivamo urgere nel cuore, sebbene in forma diversa, la stessa domanda che spingeva gli uomini dall’Oriente a mettersi in cammino. E’ vero che noi oggi non cerchiamo più un re; ma siamo preoccupati per la condizione del mondo e domandiamo: Dove trovo i criteri per la mia vita, dove i criteri per collaborare in modo responsabile all’edificazione del presente e del futuro del nostro mondo? Di chi posso fidarmi – a chi affidarmi? Dov’è Colui che può offrirmi la risposta appagante per le attese del cuore? Porre simili domande significa innanzi tutto riconoscere che il cammino non è concluso fino a quando non si è incontrato Colui che ha il potere di instaurare quel Regno universale di giustizia e di pace a cui gli uomini aspirano, ma che non sanno costruire da soli. Porre tali domande significa poi cercare Qualcuno che non si inganna e non può ingannare ed è perciò in grado di offrire una certezza così salda da consentire di vivere per essa e, nel caso, anche di morire.

Quando all’orizzonte dell’esistenza tale risposta si profila bisogna, cari amici, saper fare le scelte necessarie. E’ come quando ci si trova ad un bivio: quale strada prendere? Quella suggerita dalle passioni o quella indicata dalla stella che brilla nella coscienza? I Magi, udita la risposta: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta" (Mt 2,5), scelsero di continuare la strada e di andare fino in fondo, illuminati da questa parola. Da Gerusalemme andarono a Betlemme, ossia dalla parola che indicava loro dov’era il Re dei Giudei che stavano cercando fino all’incontro con quel Re che era al contempo l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Quella parola è detta anche per noi. Anche noi dobbiamo fare la nostra scelta. In realtà, a ben pensare, è proprio questa l’esperienza che facciamo nella partecipazione ad ogni Eucaristia. In ogni Messa, infatti, l’incontro con la Parola di Dio ci introduce alla partecipazione al mistero della croce e risurrezione di Cristo e così ci introduce alla Mensa eucaristica, all’unione con Cristo. Sull’altare è presente Colui che i Magi videro steso sulla paglia: Cristo, il Pane vivo disceso dal cielo per dare la vita al mondo, il vero Agnello che dà la propria vita per la salvezza dell’umanità. Illuminati dalla Parola, è sempre a Betlemme - la "Casa del pane" - che potremo fare l’incontro sconvolgente con l’inconcepibile grandezza di un Dio che si è abbassato fino al punto di mostrarsi nella mangiatoia, di darsi come cibo sull’altare.
Possiamo immaginare lo stupore dei Magi davanti al Bambino in fasce! Solo la fede permise loro di riconoscere nei tratti di quel bambino il Re che cercavano, il Dio verso il quale la stella li aveva orientati. In Lui, colmando il fossato esistente tra il finito e l’infinito, tra il visibile e l’invisibile, l’Eterno è entrato nel tempo, il Mistero si è fatto conoscere consegnandosi a noi nelle membra fragili di un piccolo bambino. "I Magi sono pieni di stupore davanti a ciò che vedono; il cielo sulla terra e la terra nel cielo; l’uomo in Dio e Dio nell’uomo; vedono racchiuso in un piccolissimo corpo chi non può essere contenuto da tutto il mondo" (San Pietro Crisologo, Sermone 160, n. 2). Durante queste giornate, in quest’"Anno dell’Eucaristia", ci volgeremo con lo stesso stupore verso Cristo presente nel Tabernacolo della misericordia, nel Sacramento dell’Altare.
Cari giovani, la felicità che cercate, la felicità che avete diritto di gustare ha un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth, nascosto nell’Eucaristia. Solo lui dà pienezza di vita all’umanità! Con Maria, dite il vostro "sì" a quel Dio che intende donarsi a voi. Vi ripeto oggi quanto ho detto all’inizio del mio pontificato: "Chi fa entrare Cristo [nella propria vita] non perde nulla, nulla - assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No, solo in questa amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in questa amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera" (Omelia per l’inizio del ministero di Supremo Pastore, 24 aprile 2005). Siatene pienamente convinti: Cristo nulla toglie di quanto avete in voi di bello e di grande, ma porta tutto a perfezione per la gloria di Dio, la felicità degli uomini, la salvezza del mondo.

In queste giornate vi invito ad impegnarvi senza riserve a servire Cristo, costi quel che costi. L’incontro con Gesù Cristo vi permetterà di gustare interiormente la gioia della sua presenza viva e vivificante per poi testimoniarla intorno a voi. Che la vostra presenza in questa città sia già il primo segno di annuncio del Vangelo mediante la testimonianza del vostro comportamento e della vostra gioia di vivere. Facciamo salire dal nostro cuore un inno di lode e di azione di grazie al Padre per i tanti benefici che ci ha concesso e per il dono della fede che celebreremo insieme, manifestandolo al mondo da questa terra posta al centro dell’Europa, di un’Europa che molto deve al Vangelo e ai suoi testimoni lungo i secoli.
Mi farò ora pellegrino alla cattedrale di Colonia per venerarvi le reliquie dei santi Magi, che hanno accettato di lasciare tutto per seguire la stella che li guidava al Salvatore del genere umano. Anche voi, cari giovani, avete già avuto, o avrete, l’occasione di fare lo stesso pellegrinaggio. Queste reliquie non sono che il segno fragile e povero di ciò che essi furono e di ciò che essi vissero tanti secoli or sono. Le reliquie ci indirizzano a Dio stesso: è Lui infatti che, con la forza della sua grazia, concede ad esseri fragili il coraggio di testimoniarlo davanti al mondo. Invitandoci a venerare i resti mortali dei martiri e dei santi, la Chiesa non dimentica che, in definitiva, si tratta sì di povere ossa umane, ma di ossa che appartenevano a persone visitate dalla potenza viva di Dio. Le reliquie dei santi sono tracce di quella presenza invisibile ma reale che illumina le tenebre del mondo, manifestando il Regno dei cieli che è dentro di noi. Esse gridano con noi e per noi: "Maranatha!" - "Vieni Signore Gesù!". Carissimi giovani, con queste parole vi saluto e vi do appuntamento alla veglia di sabato sera. A tutti, arrivederci!
Senza i Re Magi, che tanto hanno inciso sulla storia, la cultura e la fede di Colonia, la città non sarebbe quella che è. Qui la Chiesa celebra, in un certo senso, tutto l’anno la festa dell’Epifania! Perciò, prima di rivolgermi a voi, cari abitanti di Colonia, di salutarvi, ho voluto raccogliermi qualche istante in preghiera davanti al reliquiario dei tre Re Magi, rendendo grazie a Dio per la loro testimonianza di fede, di speranza e di amore. Sapete che nell’anno 1164, le reliquie di questi Sapienti d’Oriente, scortate dall’Arcivescovo di Colonia Reinald von Dassel, attraversarono le Alpi partendo da Milano, per giungere a Colonia, dove furono accolte con grandi manifestazioni di giubilo. Peregrinando per l’Europa, tali reliquie hanno lasciato tracce evidenti, che ancor oggi sussistono nella toponomastica e nella devozione popolare. Per i Re Magi Colonia ha fatto fabbricare il reliquiario più prezioso dell’intero mondo cristiano e ha elevato su di esso un reliquiario ancora più grande: il Duomo di Colonia. Con Gerusalemme la «Città Santa», con Roma la «Città Eterna», con Santiago de Compostela in Spagna, Colonia, grazie ai Magi, è divenuta nel corso dei secoli uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti dell’Occidente cristiano.
Non vorrei ora continuare a tessere le lodi di Colonia, sebbene sarebbe possibile e significativo farlo: durerebbe troppo a lungo, perché su Colonia bisognerebbe dire troppe cose grandi e belle. Tuttavia, vorrei ricordare che noi qui veneriamo sant’Orsola con le sue compagne; che nel 745 il Santo Padre nominò Arcivescovo di Colonia san Bonifacio; che qui ha operato Alberto Magno, uno dei più grandi eruditi del Medio Evo e le sue reliquie si venerano nella chiesa di sant’Andrea; che Tommaso d’Aquino, il più grande teologo d’Occidente, qui ha studiato ed insegnato; che nel XIX secolo Adolph Kolping ha fondato un’importante opera sociale; che Edith Stein, ebrea convertita, viveva qui a Colonia nel Carmelo, prima di dover fuggire nel Carmelo di Echt in Olanda ed essere poi deportata ad Auschwitz, ove morì martire. Grazie a queste e a tutte le altre figure, note ed ignote, Colonia possiede un grande patrimonio di santi. Vorrei almeno dire ancora che, per quanto ne so, qui a Colonia uno dei tre Magi è stato identificato come un Re moro dell’Africa, così che un rappresentante del Continente africano è stato visto come uno dei primi testimoni di Gesù Cristo. Inoltre vorrei aggiungere che qui a Colonia sono sorte grandi iniziative esemplari, la cui azione si è diffusa in tutto il mondo, quali «Misereor», «Adveniat» e «Renovabis».

Ora siete qui voi, giovani del mondo intero, rappresentanti di quei popoli lontani che riconobbero Cristo attraverso i Magi e che furono riuniti nel nuovo Popolo di Dio, la Chiesa, che raccoglie uomini e donne di ogni cultura. A voi, cari giovani, oggi il compito di vivere il respiro universale della Chiesa. Lasciatevi infiammare dal fuoco dello Spirito, affinché una nuova Pentecoste possa realizzarsi tra noi e rinnovare la Chiesa. Mediante voi, i vostri coetanei di ogni parte della terra giungano a riconoscere in Cristo la vera risposta alle loro attese e si aprano ad accogliere Lui, il Verbo incarnato, che è morto e risorto, affinché Dio sia in mezzo a noi e ci doni la verità, l’amore e la gioia a cui noi tutti aneliamo. Dio benedica queste giornate.


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"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
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