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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 08/02/2009 V DOMENICA DEL T. O.: GESÙ GUARITORE CHE NON FA ECCEZIONI.
Celebriamo oggi la quinta domenica del tempo ordinario e al centro della parola di Dio di questa giornata c’è il Cristo che guarisce, sana e libera oltre che dal male fisico dalla possessione diabolica. Questo servizio all’umanità debole e fragile che Gesù svolge a tempo pieno, da come possiamo capire dal testo del vangelo di Marco, ci dice che nei confronti di quanti soffrono nel corpo e nello spirito non ci può essere sosta. L’unica sosta prevista è quella della preghiera, dalla quale ripartire più fortificati in questa opera di umana solidarietà. E’ interessante come l’Evangelista Marco focalizzi la sua attenzione sulla cronaca di un fatto importante, in cui vediamo tanti ammalati che vanno alla ricerca di Gesù per essere da lui guariti. Un servizio non limitato ad un posto, ma esteso a tutti i luoghi e a tutte le persone. Nel testo vediamo anche una progressione di guarigione, partendo da una persona più vicina a Gesù stesso ed è la suocera di Pietro. Una volta guarita si pone al servizio di Gesù e dei primi suoi discepoli. Il dono della guarigione ricevuto diventa impegno per un servizio della carità, si fa diaconia. Poi la sua azione sanatrice si estende alla città. Infine la sua opera di evangelizzazione e guarigione di ammalati e indemoniati si estende a tutta la Galilea. Come dire che nell’esercizio della carità, nel conforto e nell’essere vicini alle persone che soffrono quando c’è la necessità bisogna partire dai propri cari. Spesso ci facciamo paladini di carità, di servizio, di volontariato presso case e situazioni altrui e ci dimentichiamo dei nostri ammalati, quelli che abbiamo nelle nostre case. Dobbiamo prima accudire loro e aiutare loro a guarire e poi assicurare il nostro aiuto e sostegno agli altri fratelli. Come sono attuali queste parole di Gesù lo comprendiamo alla luce dei tanti avvenimenti di questi giorni, segnati da una disaffezione ai propri cari ammalati, per rincorrere diritti di morte e non di vita. Cosa inconcepibile in una visione di fede cristiana. La sofferenza va sempre alleviata e la malattia guarita, fosse anche la più grave e difficile da combattere. Nella prima lettura di oggi, tratta dal Libro di Giobbe, si comprende anche meglio il senso del soffrire e del patire per ogni uomo. Certo la sofferenza a lungo andare, debilita, stanca la persona ammalata e le persone che sono vicine. Da qui la nuova assurda concezione della sofferenza che per non prolungarla all’infinito, inquadrandola in una visione di fede e accettandola in essa, ci si adopera per interromperla con l’eutanasia, con la morte auspicata, accelerata e attuata, in base alle leggi incivili di uno Stato, del paziente. Chi sperimenta l’insonnia, chi vive il dolore, sa benissimo che significhi quella notte che si fa luna e non passa mai, generando stanchezza e ulteriore sofferenza. Chiara allusione al dolore che quando si protrae a lungo logora e abbatte anche i più tenaci. Ma la sofferenza, per quanto possa essere lunga, ha comunque una breve durata rispetto all’eternità. Ma i sofferenti non vanno abbandonati a se stessi. Bisogna avere cura di loro, condividere ansie e preoccupazioni ed ove possibile anche lenire il dolore. Alla vigilia della Giornata Mondiale del malato che ricorre l’11 febbraio, nella memoria della Madonna di Lourdes, le parole di San Paolo risultano di apertura alla speranza, alla solidarietà e alla fattiva azione per venire incontro a chi soffre: “pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno”. Farsi deboli con i deboli e non forti con i forti, essere vicini a chi questa debolezza la sperimenta nella malattia e nelle quotidiane sofferenze della vita. La nostra preghiera di oggi sia quella stessa della comunità dei credenti riuniti nell’assemblea eucaristica per chiedere aiuto e conforto al Signore nella sofferenza: “O Dio, che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini e li unisci alla Pasqua del tuo Figlio, rendici puri e forti nelle prove, perché sull’esempio di Cristo impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva”. Amen. Padre Antonio Rungi
Fonte:www.lachiesa.it
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Non finisce con queste piccole imperfezioni, ti rivelo un segreto del Mio Cuore, quello che soffro da parte delle anime elette: l'ingratitudine per tante grazie è il nutrimento continuo per il Mio Cuore da parte delle anime elette. Il loro amore è tiepido, il Mio Cuore non può sopportarlo, queste anime Mi costringono a respingerle da Me. Altre non hanno fiducia nella Mia bontà e non vogliono mai gustare la dolce intimità nel proprio cuore, ma Mi cercano chissà dove, lontano, e non Mi trovano. Questa mancaaza di fiducia nella Mia bontà è quella che Mi ferisce maggionmente. Se la Mia morte non vi ha convinti del Mio amore, che cosa vi convincerà? Spesso un'anima Mi ferisce mortalmente e in tal caso nessuno Mi consola. Fanno uso delle Mie grazie per offenderMi. Ci sono delle anime che disprezzano le Mie grazie e tutte le dimostrazioni del Mio amore; non vogliono ascoltare i Miei richiami ma vanno nell'abisso infernale. La perdita di queste anime, Mi procura una tristezza mortale. In questo caso, benché sia Dio, non posso aiutare in nulla l'anima, poiché essa Mi disprezza; essendo libera Mi può disprezzare, oppure Mi può amare. Tu, dispensatrice della Mia Misericordia, parla a tutto il mondo della Mia bontà e così conforterai il Mio Cuore. Molte più cose ti dirò, quando parlerai con Me nel profondo del tuo cuore; lì nessuno può ostacolare la Mia azione, lì riposo come in un orto chiuso.
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