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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 28/12/2010 NATALE DEL SIGNORE: QUESTO PER VOI IL SEGNO: UN BAMBINO IN UNA MANGIATOIA
In questa liturgia notturna del Natale, una cosa ci è soprattutto necessaria: una grande semplicità. Solo chi ha, o sa darsi, occhi di bambino è capace di stupirsi sempre di nuovo di ciò che ascolta questa notte. Lo stupore è la porta per entrare nelladorazione e nella gioia del Natale. Chi vuole fare il grande, ladulto, il ragionatore, anche davanti al suo Dio che si fa bambino, non capirà nulla. E qui con noi al banchetto eucaristico, ma come quellinvitato che non aveva la veste nuziale. " Gioire davanti a Dio come si gioisce durante la mietitura", ci ha suggerito Isaia nella prima lettura. Perché gioire? " Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio ". Ma non nascono tutti i giorni e tutte le ore dei bambini? Certo: e infatti ogni nascita è un motivo di gioia e di speranza. Lo è anzitutto per la mamma che lo ha atteso, come dirà Gesú un giorno; lo è per il mondo; lo è per Dio. Ogni bimbo che nasce in questa terra è un segno che Dio non dispera ancora degli uomini. Ma il bambino di cui commemoriamo la nascita questa notte reca ben altri motivi di speranza e di gioia. " Sulle sue spalle è il segno della sovranità... Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine... Egli viene a consolidare la giustizia ". Con lui, ha proseguito san Paolo nella seconda lettura, " è apparsa la benignità di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini ". Tutti questi motivi li abbiamo poi sentiti riassunti nel primo annuncio del Natale, quello fatto ai pastori: "Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia che sarà per tutto il popolo: oggi è nato un Salvatore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". Possiamo fermarci qui. Il paradosso del Natale (e dellintero Vangelo) è tutto contenuto in queste parole. Grandi cose si attendevano da questa nascita lo abbiamo sentito: gioia, pace, giustizia, salvezza. E poi eccoci condotti davanti a un bambino in una stalla, davanti allo spettacolo piú concentrato di debolezza, di impotenza e di povertà che lumanità abbia mai immaginato. Completano questo quadro Maria e Giuseppe, due di quelle creature per le quali non cè mai posto nellalbergo. La pace e la giustizia per tutto il mondo da uno che non ha avuto neppure una casa per nascere. In quel tempo, altri parlavano di pace e di giustizia al mondo. Era quel Cesare Augusto che abbiamo sentito nominare allinizio del brano evangelico. Levangelista lo ha nominato qui, evocando la potenza e lo splendore della Roma imperiale, per creare il piú forte contrasto con il bambino che nasce nelloscura borgata della Giudea. Anche Cesare Augusto si faceva chiamare salvatore e principe della pace. Dopo di lui, ogni imperatore che saliva al trono era salutato con scritte incise sulle monete che lo chiamavano " restauratore del mondo", " atteso delle genti", "restitutore della luce ". E, in verità, gli uomini fino a quel giorno avevano sempre pensato cosí: che, cioè, solo chi è forte, chi ha eserciti, chi ha il comando, può imporre agli altri la pace e portare la salvezza. Dio ha rovesciato, con il Natale di Cristo, tutte queste false certezze degli uomini. " Dio - ha scritto Paolo - ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. (1 Cor. 1, 27). E che cosa è piú stolto per il mondo della povertà; che cosa è piú debole di un bambino? Per questo egli ha scelto di darci questo segno: un bambino in una mangiatoia. Solo Dio poteva pensare a un rovesciamento cosí totale della logica umana; solo lui poteva pronunciare un " no " così potente a ciò che gli uomini hanno sempre posto in cima alla loro scala di valori: alla ricchezza, al potere, agli onori, allautorità. Noi, da soli, non ci avremmo mai pensato, ma adesso che lo sappiamo ci rallegriamo e diciamo con gioia a Dio il nostro " si ". Tu hai nascosto queste cose ai grandi e le hai rivelate ai piccoli: si, o Padre, perché cosí è piaciuto a te (cf. Mt. 11, 26). 1 grandi, i potenti, i forti, dora in poi, non ci faranno piú paura come facevano paura un tempo. Tu hai confuso i sapienti e i forti e questo ne è, dora in poi, il segno: un bambino in una mangiatoia. Avresti potuto nascere a Roma, nella reggia imperiale, come figlio del piú potente della terra. Lí aveva immaginato la tua nascita il poeta pagano nella celebre Quarta Egloga. Sarebbe stata anche quella unincarnazione teologicamente perfetta; saresti stato " vero Dio e vero uomo " anche cosí. Ma adesso sappiamo come sarebbe stato diverso. Avresti detto "sí" a ciò che gli uomini avevano sempre pensato. Nulla di veramente nuovo sarebbe cominciato, nessun corso nuovo nel mondo. Invece, per te, piú che farti -uomo, era importante farti povero e umile. Cosí tu hai dato davvero una speranza ai poveri della terra, ai derelitti, a quelli che non contano. Hai dato una speranza " a tutto il popolo", perché non tutti possono essere ricchi, sapienti e forti in questo mondo, ma tutti possono diventare umili. Una cosa ci resta ora da capire a conclusione di tutto: che la speranza di pace e di giustizia che tu rechi ai poveri non è un tranquillante per nessuno; non è un "oppio del popolo"; non è, cioè, un surrogato di quel - laltra pace e di quellaltra giustizia che tanto tormentano gli uomini di oggi, ma ne è la premessa e il fondamento. Ora il nostro pensiero si volge allEucaristia che stiamo per celebrare. li segno del bambino nella mangiatoia si fa presente nel segno, non meno umile, del pane sullaltare. Che diremo a Gesú questa notte, noi comunità riunita nel suo nome? Una parola sola: Grazie, Signore!
Padre Raniero Cantalamessa
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