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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI  

Data inserimento: 01/01/2005
...E SI ATTENDO' IN MEZZO A NOI (II DOMENICA DOPO NATALE)


Vangelo (Gv 1, 1-18)
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
L'avvenimento che ha cambiato il mondo - il Verbo fatto uomo e nato a Betlemme - si rivela a noi avvolto nel mistero di Dio. La Sacra Scrittura ce ne ha parlato attraverso l'unica via percorribile dalla mente umana: quella dei segni, dei simboli. Cioè proponendoci cose concrete, che a noi sono ben note, che però alludono e rimandano ad altre realtà del mondo spirituale, che altrimenti rimarrebbero per noi insondabili e indicibili. Di fatto le letture che abbiamo ascoltato ci presentano un turbinio di immagini suggestive, che è istruttivo prendere in considerazione: immagini come la Sapienza, la tenda, il Verbo, la luce, le tenebre, i figli, la grazia...Sapienza è un'immagine contenuta nella Prima Lettura. È qualcosa di divino: «Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo». È da sempre: «Prima dei secoli, fin dal principio egli mi creò»; ed è per sempre: «Per tutta l'eternità non verrò meno». La Sapienza, per volontà dall'Altissimo, è venuta per costruire uno stretto rapporto con Israele: «Il mio creatore mi fece piantare la tenda, e mi disse: fissa la tenda in Giacobbe... e così mi sono stabilita in Sion...». A che cosa potrà fare riscontro l'immagine della Sapienza? I primi cristiani videro presto in essa Gesù, Verbo di Dio, che s'incarna nel tempo, e rivela agli uomini il volto del Padre. Intanto la Sapienza ci ha consegnato un'altra immagine, la tenda. Israele, popolo in origine nomade, considerava da sempre la tenda come casa, come ambiente di vita famigliare. Un gruppo di tende, una tribù. Dodici tribù, il popolo eletto. Una tenda serviva come tempio. Mosè nella cosiddetta tenda del convegno si rifugiava per parlare col suo Signore, prendeva le decisioni con gli anziani del popolo. Gli Israeliti avvertivano in quella tenda la presenza viva del loro Signore, e consideravano lui l'Emmanuel, Dio con noi. Poi Israele da nomade diventerà popolo stanziale, e il re Salomone sostituirà alla tenda mobile il Tempio, casa solida, meno indegna del Signore. Ora la Sapienza uscita dalla bocca dell'Altissimo, nella grotta di Betlemme si presenta in realtà con la consistenza di un Bambino: nel simbolo è Parola, Verbo del Padre. Queste immagini sono espresse dall'evangelista Giovanni con espressioni sublimi: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, era Dio... e il Verbo si è fatto uomo». Insiste Giovanni: «Il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi». E gli studiosi della Bibbia subito ci avvertono: quel verbo della lingua italiana abitare è una traduzione approssimativa, l'espressione greca significa letteralmente: venne a piantare la sua tenda in mezzo a noi.
Ancora dal Vangelo di Giovanni, sempre riguardo a quel Bambino, abbiamo l'immagine più sfolgorante: «era la luce degli uomini». Subito seguita dall'immagine più negativa: «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta». Quasi un'amara tristezza: «Veniva nel mondo la luce vera... il mondo non lo riconobbe... i suoi non l'hanno accolto». Un rifiuto che pesa. Ma per fortuna il rifiuto non è di tutti: ci sono anche quelli che lo hanno accolto. E per loro, ecco un'altra immagine cattivante: figli di Dio. «A quanti però lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio». Gli uomini di fronte al Creatore sono creature, ma ecco il simbolo ci trasferisce sul piano spirituale: coloro che accolgono Gesù figlio unigenito, diventano a loro volta figli. Cos'è che rende figli? È l'ennesima immagine: la grazia. Il fatto nuovo è che l'amore di Dio per le sue creature, rese solidali con lui dal figlio Gesù, le colma di grazia. Anche noi, nel momento che accogliamo la luce, veniamo da Dio rivestiti di grazia. Diventiamo come Maria, la prima dei credenti - creature nuove. La nascita del Salvatore a Betlemme fa nella storia da spartiacque. Con l'incarnazione del Verbo l'umanità cambia, il mondo in Cristo si rinnova. Ecco, abbiamo passato in rassegna quel turbinio di immagini suggestive: la Sapienza, la tenda, il Verbo, la luce, le tenebre, la figliolanza, la grazia... E comprendiamo che attraverso le verità che esse rivelano troviamo descritto il nuovo uomo, la nuova realtà inaugurata nel mondo dalla venuta del Salvatore.


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"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
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