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ALLA MENSA DELLA PAROLA - AUTORI VARI
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Data inserimento: 06/12/2008 II DOMENICA DI AVVENTO ANNO B: DIO - GIOVANNI - GESÙ - UOMO
La liturgia della parola di questa seconda domenica di avvento si apre con un testo del profeta Isaia, che costituisce linizio di quello che viene chiamato il "Libro della Consolazione". La consolazione che annuncia il profeta è la salvezza di Dio, che penetra nella storia e si realizza in essa. La venuta del Signore nella storia del popolo ha alcune prerogative: "Parlate al cuore…". È fondamentalmente una presenza che punta a cambiare la condizione disonorevole dellinteriorità delluomo… il miracolo quotidiano che bisogna implorare dal Signore è la liberazione da tutte quelle catene, forme di schiavitù o vizi vari (che molto spesso noi chiamiamo virtù per proprio tornaconto) che non permettono di essere sempre noi stessi. Il testo del profeta punta al contenuto essenziale della vita delluomo, al cuore della preghiera umana: chiedere continuamente che il Signore abiti nella nostra vita, guidi i nostri sentimenti e ci faccia crescere nellamore verso se stessi e gli altri che ci sono affidati.
"Ecco, il Signore Dio viene…" Limmagine del "Pastore" è laltro motivo di questo testo. Sicuramente passano davanti agli occhi e attraversano la mente tutte le altre icone (AT e NT) che la scrittura contiene… e che risultano essere sempre un richiamo alla tenerezza senza limiti di Dio che non demorde di chinarsi sulluomo e di risollevarlo dalle varie cadute a cui spesso soccombe. Il Signore in questa venuta non si serve, come era successo in passato, di guide del popolo, ma Lui stesso, in prima persona scende in campo, si espone, si mette in discussione e per primo percorre la strada indicata al popolo. Si può dire che il Signore si rimette al giudizio del popolo. Con levento dellincarnazione del Figlio questo desiderio di Dio di essere guida del suo popolo diviene visibile a tutti. Levangelista Marco traccia nel suo vangelo alcune coordinate di questa aspirazione divina:
"Inizio del vangelo…" Non è legato al solo racconto degli eventi riguardanti la vicenda storica di Gesù. Forse levangelista sta narrando linizio di una nuova era per lumanità, di unincontro che porterà felicità e benessere alluomo, di una verità che è capace di scardinare le radici del male che hanno attecchito nel cuore e nella vita di ogni essere umano. È linizio di una storia damore che porterà luomo a prendere coscienza della sua dignità di Figlio di Dio. Viene detto alluomo che la sua vita può divenire un vangelo vivente e luce che potrebbe, a sua volta, illuminare qualche fratello che vaga nelle tenebre. È una chiamata alla santità, ma ancor prima alla responsabilità.
"Viene dopo di me Colui…" Esiste una differenza sostanziale tra il Veniente (Gesù) e il Venuto (Giovanni): "è più forte…" la forza di Gesù consiste nel fatto che è capace di trasmettere "la forza di Dio" (Spirito Santo). Infatti quando il testo parla del battesimo attribuisce a Gesù la capacità, a differenza di Giovanni, di immergere gli uomini nella vita trinitaria, che è comunione piena con Dio. In questo modo il cristiano, corroborato dallo Spirito di Dio, diviene evangelizzatore, della buona novella… che è inizio di vita nuova. Alla fine del vangelo, 16,15-20, si trova la naturale conseguenza dellopera che Gesù ha compiuto nella nostra vita: evangelizzatori in un mondo da trasformare attraverso segni che parlano della vita divina che è in noi. Quale più bella notizia di questa!!!
Commento a cura di don Alessio De Stefano
Fonte: www.laparrocchia.it
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Giovanni Paolo II
"Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato"
Messaggio nel centenario della consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù
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Parole di Gesù Divina Misericordia a Santa Faustina Kowalska
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Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. E un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribIli torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è.
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