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Data pubblicazione: martedì 21 maggio 2002  

MATERIALE PASTORALE - ARTICOLI

Il cuore di Gesù: sintesi del Mistero umano–divino

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi,
e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore,
e troverete ristoro per le vostre anime ( Mt 11, 29).
Non vi è simbolo più bello nella Sacra Scrittura col quale si può comprendere l’Amore che pervade tutto l’essere di Gesù: uomo-Dio. Dice Pio XII nell’Enciclica Haurietis Haquas al n° 30: Il Cuore del Verbo Incarnato è considerato come il simbolo principale, indice di quel triplice amore, col quale il divino Redentore ha amato e continuamente ama l’Eterno Padre e l’umanità.

Il Cuore di Gesù è, dunque:

Simbolo dell’Amore divino sotto il velo della carne umana, cioè del dono eterno di tutto il proprio essere che esiste tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo;

Simbolo della carità infusa nella sua anima, dunque dell’ardentissima volontà d’amare, plasmata perfettamente dalla Sua divinità.

Simbolo del Suo amore sensibile, in quanto vero uomo, cioè formato nel seno castissimo della Vergine Maria e quindi capace d’amare con affetto umano sensibile e purissimo (Haurietis Haquas, 31, 32, 33).

Ma l’Amore rimane sempre un mistero profondo, abisso imperscrutabile che affonda le sue radici nella Fonte di tutta la santissima Trinità: il Padre. Dice Gesù ad un suo discepolo che gli domanda di mostrargli il Padre: Filippo chi vede me vede il Padre (Cf. Gv 14,9). Crolla, così, l’idolo pagano e dell’Antico Testamento, di un Padre arcigno e accigliato, che attende che la sua giustizia sia pienamente soddisfatta con la dura punizione dei peccatori e il sacrificio sulla croce di Suo Figlio. No, un Dio del genere non esiste! L’icona splendida del vero volto del Padre è manifestata pienamente dal Cuore di Gesù. E questa divina rivelazione del suo Cuore, Gesù la fece ad un’anima prediletta, Santa Margherita Maria Alacoque, colei che ricevé da Gesù stesso, insieme con San Claudio La Colombiere, la missione di propagare la devozione e il culto del Sacro Cuore. Così la racconta la Santa una delle rivelazioni:


Il divin Cuore mi fu presentato come in un
trono di fiamme, più sfolgorante di un sole e trasparente come un cristallo, con la piaga adorabile; esso era circondato da una corona di spine, che significavano le punture che gli recavano i nostri peccati, e sormontato da una croce che significava come dai primi istanti della sua Incarnazione …vi fu piantata ed esso fu riempito…di tutte le amarezze che dovevano causargli le umiliazioni, la povertà, i dolori e i disprezzi che la sacra Umanità doveva soffrire durante tutto il corso della sua vita e nella sua santa Passione.

Comprendiamo, così, più profondamente le parole di Gesù:


Imparate da me che sono mite e umile di cuore.

Mite, secondo quanto dice il profeta Isaia nel quarto Canto del Servo di Jahweh: Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca (Is 53,7).

Mansueto come il profeta Geremia, che prefigura il Cristo crocifisso:

Ero come agnello mansueto che viene portato al macello (Gr 11,19a). La mitezza del cuore di Gesù giunge fino all’annientamento della propria volontà e al superamento dell’istinto di conservazione, così forte nell’uomo, un essere che è chiamato alla pienezza della vita. Gesù rinnega totalmente se stesso per amore, fino all’accettazione della morte atroce di croce, che lo avrebbe ridotto come un agnello macellato sotto i colpi impietosi degli aguzzini. La mitezza viene proclamata da Gesù come una delle più belle beatitudini: Beati i miti, perché erediteranno la terra (Mt 5,5). La terra che il mite eredita è quella della padronanza di se stesso, come dominio sulle passioni e gli istinti che rendono l’uomo capace di amare veramente, secondo quanto insegnano i Padri della Chiesa. Ma è anche la terra promessa dell’eterna beatitudine nella gloria dei Cieli, dove vi sarà solo pace e gioia nello Spirito Santo.

Umile. L’umiltà è l’altra caratteristica fondamentale del Cuore di Cristo.

L’Apostolo Paolo nel bellissimo Inno della Lettera ai Filippesi, indica fino a che punto giunge l’umiltà del Figlio di Dio, che deve essere il modello della conformazione interiore del cristiano al suo Signore:

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
il quale pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce (Fil 2,5-8).

La Sua umiltà, Gesù, la dimostrò in modo umano e con semplicità, la sera dell’ultima Cena, quando: …sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita …e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto (Gv 13, 3-4). Quest’umile servizio era fatto spesso dagli schiavi. Gesù lavò anche i piedi di Giuda, che di li a poco l’avrebbe consegnato ai suoi carnefici, e di Pietro, che lo avrebbe rinnegato vilmente dopo che l’aveva riconosciuto come il Cristo.

A questa dinamica di mitezza e d’umiliazione, Dio Padre risponde con l’esaltazione della Resurrezione, ma che già prima avrebbe fatto esultare di gioia incontenibile la Vergine Maria, la più umile delle Creature dopo Cristo, per il mistero di predilezione da parte di Dio per gli umili e i poveri:

L’anima mia magnifica il Signore
ed il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata ( Lc 1,46b-48).

Il progetto di vita che ci propone il Signore, nella rivelazione del Suo Cuore, non è semplice. Gesù ci chiama a conformare il nostro cuore al Suo e ciò comporta l’accettazione di tutte le amarezze che Egli subì durante il suo pellegrinaggio terreno. Il sangue che ha circolato dentro il Suo Cuore, diventerà il nostro sangue e quello che è sgorgato dal suo costato sgorgherà dal nostro. Solo ha queste condizioni l’amore che abbiamo nei Suoi confronti sarà vero e la carità nei riguardi dei fratelli sarà autentica. Se ci lasceremo sedurre dall’Amore infinito che il Cuore di Cristo ci rivela, sicuramente il suo giogo sarà dolce e il suo carico leggero e avremo imparato che la mitezza e l’umiltà del cuore, valgono ben più di tutti gli olocausti e i sacrifici, fatti senza amore, e troveremo dolcissimo ristoro per le nostre povere anime assetate d’Eternità.

Sac. Pietro Cutuli

Articolo apparso sulla rivista dell' Associazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.

Sac. Pietro Cutuli

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