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Data pubblicazione: lunedì 26 agosto 2002  

MATERIALE PASTORALE - TEOLOGIA

Lo Spirito nella ricostruzione etica del sociale

PONTIFICIA FACOLTA’ DELL’ITALIA MERIDIONALE

ISTITUTO TEOLOGICO CALABRO “SAN PIO X” – CATANZARO








Corso di Licenza:
LO SPIRITO NELLA RICOSTRUZIONE ETICA DEL SOCIALE











Seminario su:

Il ruolo dello Spirito nell’agire della Chiesa,
guida e interprete della situazione delle Chiese.













Prof. Padre Michele Mazzeo Stud. Don Pietro Cutuli






ANNO ACCADEMICO2000-2001






INDICE

0. PREFAZIONE
1. LA PRESENZA PERSONALE DELLO SPIRITO NEL LIBRO DELL’APOCALISSE
1.1. LA TERMINOLOGIA SULLO SPIRITO

2. LO SPIRITO PARLA ALLE CHIESE
2.1. L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI CRISTO E DELLO SPIRITO FONDAMENTO DELL’AGIRE MORALE DELLA CHIESA (APOCALISSE 2-3)


3. CONCLUSIONI


















0. Prefazione

Il presente lavoro ha come fine di tracciare le linee essenziali del tema Il ruolo dello Spirito nell’agire della Chiesa, guida e interprete della situazione delle Chiese, con particolare riferimento all’ascolto della voce di Cristo e dello Spirito in modo da far emergere come nell’azione etico-sociale della Chiesa debba sempre essere tenuta presente l’azione dello Spirito: principio, anima e invocazione finale di tutto l’agire cristiano.
Il 4 Luglio 1968, a Uppsala (Svezia), aprendo la quarta assemblea del consiglio ecumenico delle Chiese mons. Ignatios Hazim, vescovo ortodosso, descriveva così la tragica realtà che vede assente lo Spirito Santo in tutto il mistero di Dio rivelato in Cristo e della Chiesa: “ Senza di Lui, Dio è lontano, Cristo è nel passato, l’Evangelo è lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione, l’autorità è una dominazione, la missione è propaganda, il culto è evocazione e l’agire cristiano è una morale da schiavo”. Aggiungeva ancora mons. Hazim come la presenza dello Spirito stravolge totalmente tutto l’agire umano facendolo diventare agire divino: “ in Lui e mediante un’inscindibile sinergia, il cosmo è sollevato e geme nel parto del regno, l’uomo è in lotta contro la carne, Gesù Signore Risorto è presente, l’Evangelo è potenza di vita, la Chiesa significa <> (comunione) trinitaria, l’autorità è un servizio liberatore, la missine è una Pentecoste, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire cristiano è deificato” .
La prospettiva in cui ci moviamo è proprio questa: scoprire come lo Spirito di Dio conduce la Chiesa, affinché il suo agire non sia una morale da schiavo, ma cammino libero e liberante attraverso una continua trasformazione interiore del singolo, della comunità e della storia, per giungere alla piena maturità in Cristo dei figli di Dio.
Il libro dell’Apocalisse è intriso fortemente di memoriale, profezia ed escatologia e ci conduce, attraverso la presenza dello Spirito nella Chiesa, ad entrare nel meraviglioso progetto di divinizzazione dell’uomo.
In tal senso l’Apocalisse ci porta alla consapevolezza di tale Presenza, va posto, dunque, come era nei primi secoli del Cristianesimo, in primo piano nello studio e nella meditazione della Chiesa, per recuperare il vero senso della storia e della trascendenza di Dio, uniti ormai inscindibilmente dalla presenza dello Spirito, il quale è il vero autore con il Padre e il Figlio della trasformazione morale sociale del mondo.

1. LA PRESENZA PERSONALE DELLO SPIRITO NEL LIBRO DELL’APOCALISSE

La Chiesa ha sempre professato la fede in Dio uno e trino: Padre e Figlio e Spirito Santo. Però tale fede non sempre è stata compresa e resa accessibile a tutti in modo che da essa ne scaturisse anche un adeguato agire morale. In particolare la presenza dello Spirito nella storia della Chiesa, nella fede dei singoli cristiani e in qualche modo anche nell’insegnamento della Chiesa, è andata sempre più diluendosi fino a diventare quasi evanescente.
Lo Spirito, ha detto qualche teologo, è il grande sconosciuto del nostro tempo. Prima del Concilio Vaticano II vi era il cosiddetto cristomonismo, cioè l’assolutizzazione della persona di Gesù Cristo a discapito della dinamica trinitaria della fede, la quale conduce la comunità cristiana ha vivere il proprio credo non come un fatto individualistico, ma come assemblea dei convocati, come popolo di Dio, che sotto la guida dello Spirito, donato dal Padre per mezzo del Figlio, si lascia condurre attraverso “… la via (e) la verità, (per giungere alla)… vita” .
Tale concezione ha trovato pieno riscontro nel Vaticano II che ha riportato la teologia e la pratica credente nell’alveo del Cristocentrismo, che pone, appunto, Gesù Cristo al centro della rivelazione di Dio, come inviato dal Padre per donare lo Spirito. “L’Apocalisse parlando dello Spirito lo presenta in quadro apocalittico e profetico di rivelazione e lo intende come soggetto determinato, Spirito in quanto Persona, dotato di particolari qualità e investito di specifiche funzioni. Egli è Colui che agisce, parla, interviene e invoca unito alla sua Chiesa l’avvento finale di Cristo” .
Nel libro dell’Apocalisse, dunque, troviamo che la dinamica trinitaria non viene mai persa di vista e in particolare la fede nella Persona divina dello Spirito viene affermata con forza, tant’è che lo stesso Spirito parla alle Chiese, come Spirito di Dio (Padre) (Ap 7, 14; 11,11; 21, 6; 22, 1.17) e Spirito di Cristo ( Ap 2,7. 11. 17. 29; 3, 6.13. 22.), e in due versetti in particolare, prende direttamente la parola:
Poi udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono»(Ap 14,13); Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta ripeta: «Vieni!». Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita (Ap 22,17).
Vediamo, allora, come prendere coscienza della presenza personale dello Spirito nella vita della Chiesa può rivitalizzare tutto il suo agire liturgico, morale e profetico per essere testimone fedele e verace del Vangelo di Cristo.

1.1. LA TERMINOLOGIA SULLO SPIRITO

La parola Spirito, nell’originale ebraico, ha una ricchezza di significati che ci aiutano ha comprendere come la realtà della terza Persona della SS. Trinità sia viva, attiva, vivificante e inafferrabile allo stesso tempo, superando la capacità logico-razionale della mente umana di racchiudere lo Spirito in categorie spazio temporali.
Ruah, vocabolo di genere femminile, significa “soffio, vento, alito…”, originariamente tale parola designa senza dubbio l’aria, l’atmosfera, lo spazio grande tra il cielo e la terra. Elemento misterioso, invisibile e pertanto indispensabile alla vita. Realtà impalpabile ma che si presenta talvolta con la forza della tempesta; realtà cosmica, da cui l’uomo dipende e che non può mai governare a suo piacimento.
Nell’ambito Biblico la sua valenza semantica fu applicata a Javeh, Dio unico e creatore che crea e domina il cosmo tramite la sua forza vitale (Cf. in particolare il libro della Genesi e i salmi cosmici ). Dunque la Ruah, vento, soffio, spirito, alito vitale non può che venire dal Dio della vita .
Il termine greco neuma, è neutro, mentre quello latino spiritus, è maschile, questo ci fa comprendere come anche nel Nuovo Testamento e nella tradizione della Chiesa la realtà personale dello Spirito rimane misteriosa e inafferrabile nella sua essenza.
All’interno del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, nel modo di presentare lo Spirito è originale. Essa da un parte appare in continuità terminologica con il N. T., dall’altra propone una visione dello Spirito con grande ricchezza di contenuti sull’essere e l’agire dello stesso Spirito, che si manifesta nella straordinaria capacità simbolica del linguaggio apocalittico . Così per presentare la Persona dello Spirito l’Apocalisse usa i termini simbolici di: sette spiriti (Ap 1,4; 3, 1; 4,5; 5, 6;), acqua
( Ap 21, 6; 22,1; 22,17;), le sette lampade accese (Ap 4, 5;); oppure designa lo Spirito come Spirito di profezia (Ap 19,10;) e Spirito di vita (Ap 11,11;).
Ecco allora che la Persona dello Spirito nel libro dell’Apocalisse manifesta tutta la sua capacita di essere presente nella storia, di agire ed interagire con essa, di guidare la Chiesa manifestando la verità della volontà di Dio e l’autenticità della risposta di fede dei credenti, inquietando le coscienza della Chiesa e portandola ad una salutare riforma dei suoi atteggiamenti, in particolare a coloro che sono posti come guide.








3. L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI CRISTO E DELLO SPIRITO FONDAMENTO DELL’AGIRE MORALE DELLA CHIESA (APOCALISSE 2-3)

In Apocalisse 2-3 troviamo come punto nodale del settenario delle lettere rivolte alle “Chiese/a” il comando ripetuto alla fine di ogni lettera: «Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese ». L’ascolto sembra, dunque, essere l’atteggiamento fondamentale che la Chiesa deve avere di fronte a Cristo e allo Spirito per discernere, trarre forza e consolidare la propria fede nel Signore Risorto che conduce la sua Chiesa verso la pienezza della Gerusalemme celeste.
Lo stesso Gesù proclamava beati coloro che ascoltavano la parola che Egli annunciava e la mettevano in pratica: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28 ), e anche: «Beati … i vostri orecchi perché sentono» (Mt 13,16). Ascoltare la parola di Dio pone già l’ascoltatore nella via della beatitudine, come anche leggerla: «Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte. Perché il tempo è vicino»(Ap 1,3 ), tramite la Scrittura è dato all’uomo la possibilità di entrare in contatto con Dio, di conoscere il Suo pensiero, di agire come Lui agisce nella potenza dello Spirito, per vivere nella pace e giungere alla salvezza poiché dopo la venuta di Cristo «…il tempo si è fatto breve…» (1 Cor 7, 29).

Le sette lettere del libro dell’Apocalisse (Ap 2,7.11.17.29; 3,6.13.22) che Cristo e lo Spirito rivolgono alle Chiese manifestano la precisa volontà di scuotere dal torpore della fede, di ammonire e minacciare, di lodare ed incoraggiare, le singole Chiese e la Chiesa nella sua totalità, per essere forti e coraggiosi nella sequela autentica del Vangelo, con la promessa del premio futuro . Si comprende l’universalità del messaggio di Cristo e dello Spirito alla Chiesa, dalla struttura che tutte le lettere mantengono. L’inizio, infatti, è indirizzato ad una singola Chiesa, mentre la fine e rivolta a tutte le Chiese, ciò per rilevare che la Parola di Dio pronunciata da Cristo e dallo Spirito è normativa per tutta la Chiesa e si adatta a tutte le situazioni in cui una Chiesa particolare venisse a trovarsi. Però mentre la parola di Cristo si rivolge alla singola Chiesa, è lo Spirito che parla a tutte le Chiese rendendo attuale e concreta la parola di Cristo nella situazione particolare.
Tutte e sette le lettere hanno la medesima struttura letteraria e formano all’interno del libro un gruppo ben delineato che s’impone con forza all’attenzione del lettore o dell’ascoltatore, per far passare il messaggio fondamentale che esse si prefiggono: sensibilizzare fortemente la Chiesa all’ascolto profetico della Parola di Cristo e dello Spirito per diventare testimone verace di Dio. L’ascolto attento e profetico, dunque, è l’atteggiamento costante che deve caratterizzare la Chiesa per rimanere fedele all’alleanza che Dio ha stipulato in Cristo con la sua Sposa all’interno del travaglio storico che essa deve affrontare.
Nel Prologo del suo Vangelo l’Apostolo Giovanni, ci rivela come In principio era la Parola, la “Parola” era presso Dio e la “Parola” era Dio…e la “Parola” si è fece carne (Gv 1,1.14; ), vale a dire visibile e udibile. Se la stessa Parola di Dio si è fatta udibile, l’imperativo per coloro che la odono è di ascoltarla, ossia accoglierla come veritiera, degna di fiducia, efficace, attuabile ed infine metterla in pratica testimoniando nella propria vita la presenza di Cristo e dello Spirito. Se ciò è vero per coloro che ascoltano per la prima volta la rivelazione di Dio in Cristo, tanto più la Chiesa che è nata dalla Parola e deve annunciarla nel mondo (Cf. Mt, 28, 19-20 ), deve essere fedele nell’ascolto della stessa, la quale l’ha generata e la conduce in un cammino di continua conversione e comunione con Cristo e lo Spirito che Le parlano. “Questa solenne esortazione all’ascolto ha la sua sorgente e il suo centro nella persona di Gesù: è lui che pone le chiese sulla via dell’ascolto profetico della voce dello Spirito. Come già detto, le lettere sono introdotte come parola del Cristo e concluse come parola dello Spirito. Così, per esempio, in quella di Laodicea, Ap 3,14: «Così dice l’Amen, il Testimone fedele e Verace... »; poi, alla fine della lettera, si afferma: «Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» (Ap 3,22)” .
Il dire dello Spirito è espresso attraverso il presente continuativo greco tradotto con «dice »: indica che lo Spirito parla di continuo alla Chiesa e l’intensità della Sua parola è della stessa autorità della parola di Cristo. Cristo e lo Spirito parlano continuamente alla Chiesa, parlare che si caratterizza come bussare alle porte della Chiesa per entrare subito nel momento in cui queste vengono aperte per condividere la stessa mensa della comunione di amore con il Padre e con lo Spirito e nutrirsi della vita trinitaria: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me » (Ap 3,20 ).
Nel settenario delle lettere, lo Spirito emerge dall’invito all’ascolto come interprete della Parola che Cristo rivolge alla Chiesa . Il messaggio di Cristo coincide con quello dello Spirito.
Vediamo che nelle sette lettere la Persona dello Spirito emerge con singolare distinzione come autonoma, dinamica è individuale, pur nella piena comunione e collaborazione con Cristo nel compito di esortazione e guida della Chiesa.
“Lo schema fisso con il quale sono redatte le sette lettere è il seguente:
a) l’indirizzo: con «All’angelo della chiesa di... scrivi... » ;
b) L’auto-presentazione di Cristo alla chiesa: con «Così dice... »
c) Il giudizio di Cristo sulla situazione della chiesa: con «Conosco le tue opere » ; d) L’esortazione particolare alle diverse comunità;
e) La promessa al vincitore: con « Il vincitore... » ;
f) l’invito all’ascolto: con « Chi ha orecchio... ».
Il fatto che tutte le lettere siano costruite secondo questo medesimo schema letterario, da al settenario una grande coesione e forza persuasiva, che prende l’attenzione dell’ascoltatore, il quale viene condotto a confrontarsi con la situazione delle varie Chiese per iniziare un cammino di conversione, partendo dalla situazione miserevole della Chiesa di Laodicèa (Ap 3,14-22), che riceve solo rimproveri, per giungere alla pienezza della coerenza alla parola di Cristo che è personificata dalla Chiesa di Filadelfia (Ap 3,7-13), che riceve solo elogi .
La parola dello Spirito è sempre rivolta alla comunità mai direttamente al singolo. È la comunità nella sua totalità che deve accogliere il messaggio di Cristo e dello Spirito, messaggio che poi diviene fruibile singolarmente nella certezza che l’accoglienza da parte di tutta la comunità della Parola di Cristo e dello Spirito è il criterio dell’autenticità del suo contenuto.


CONCLUSIONI

Come abbiamo visto la presenza dello Spirito nel libro dell’Apocalisse svolge un ruolo importantissimo, sullo stesso piano di Dio (il Padre) e di Cristo. Lo Spirito è potenza personale e individuale, la sua azione dinamica ed efficace, viene espressa con vari simboli: i sette spiriti, l’acqua, le lampade accese, ciò per indicare la pienezza della sua forza vitale ed illuminante, sempre i piena comunione con Dio e con Cristo. Il Libro dell’Apocalisse dunque propone un’affascinante dinamica comunionale trinitaria che deve riversarsi anche nell’essere e nell’agire della Chiesa.
Oggi in un tempo in cui la confusione e il relativismo imperano anche dentro la Chiesa, il libro dell’Apocalisse ci propone di ritornare all’ascolto attento e meditato della parola di Cristo e dello Spirito, per discernere i segni dei tempi e attuare nella fedeltà al disegno di Dio il germe del regno dei cieli che Gesù ha inaugurato.
Il fatto che l’ascolto-comprensione della Parola rivolta alle Chiese sia da Cristo specificamente legato all’azione dello Spirito, significa che lo stesso Spirito rende sempre attuale, viva e operante la Parola di Cristo per la Chiesa di ogni tempo, conducendola alla pienezza della fedeltà e dell’amore, fino alla testimonianza suprema del martirio e alla glorificazione sul Trono di Dio e dell’Agnello nella Gerusalemme celeste.
Leggiamo in Apocalisse 3,5: Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli.






Sac. Pietro Cutuli

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